Intervista a Sergio Grifoni, autore de “Le botteghe sotto casa, il libro che racconta la Spoleto di una volta

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  • “Una passeggiata virtuale con Nardone, ‘u Negus, ‘u Lozzu, Viulinu, la Vorbe, Maccaretta, Curzi, Catanga, Pacchiarottu, Parabestia, Ribeca e così via, una caterva di aneddoti e di storie al limite del paradosso”

    di Alessio Cao 

    (DMN) Spoleto  – Un’opera imponente l’ultimo libro di Sergio Grifoni, “Le Botteghe sotto casa”. Un viaggio virtuale nel passato che, partendo da Porta Monterone, guida il lettore fino all’antica Piazza del Campo, l’attuale Piazza Garibaldi. In questa passeggiata, nel centro storico di Spoleto, incontriamo e conosciamo le botteghe, gli antichi mestieri, i personaggi che le animavano, gli scorci dimenticati della città e i palazzi più importanti che ne hanno segnato la storia. Oltre 400 pagine arricchite da 900 foto che ci narrano la Spoleto di una volta. Abbiamo raggiunto l’autore per farci raccontare qualcosa sui contenuti di questo libro e sull’origine dell’idea da cui scaturisce.

    Come nasce l’idea di questo libro? Quanto tempo ha impiegato per scriverlo e per le importanti ricerche storiche che lo caratterizzano?

    Studiando e raccontando il passato della mia città, mi sono accorto che mancava un tassello importante, soprattutto per gli anni dal dopo guerra in poi, ovvero quello socio economico del borgo cittadino che, invece, era il cuore pulsante dell’economia spoletina. Da questa considerazione, l’idea di immortalare quel vissuto che, altrimenti, sarebbe stato col tempo completamente dimenticato. Ho impiegato circa quattro anni, per: chiedere, conoscere, fotografare, assemblare, ricordare.

    In che anni è ambientata questa passeggiata virtuale?
    Il modo migliore per raccontare il tutto, mi è sembrato proprio quello di immaginare una passeggiata virtuale fra le vie ed i vicoli del centro storico, incontrando virtualmente commercianti, artigiani, personaggi caratteristici, massaie, palazzi storici, monumenti. E questo partendo dagli anni cinquanta, fino all’inizio del nuovo secolo.

    In che luogo di Spoleto inizia il “viaggio” e come si sviluppa?
    La camminata inizia dal piazzale dell’Api, come lo chiamiamo ancora noi spoletini, per poi salire verso Campo di Fiori e Monterone, arrivando in quella che era la Piazza de Foro, ossia del Mercato. Un’occhiata virtuale al Colle di S. Elia e, percorrendo il Corso e via Salara Vecchia, giù verso il Borgo e la Piazza de Campo, o il Prato, ovvero piazza Garibaldi, attraverso anche la Valle (cioè la via che porta a valle), alias Anfiteatro. Ancora oggi per molti spoletini, soprattutto anziani, è facile dire: “Ci vediamo lì alla Valle”. Dopo di che, superata la piazza, arrivo fuori Porta, in quella via Cacciatori delle Alpi che, allora, era conosciuta come il Foro Boario, adibito a mercato di bestiame grazie alla presenza di abbondante acqua (foro bovaro). E’ arrivata però la sera e, stanco, mi addormento e, nel sogno, faccio visita alle botteghe di frazione, quelle dove potevi trovare ogni genere di consumo e approfittare per giocare a carte, a bocce o a morra. Mi risveglio poi negli anni novanta e inizio il percorso a ritroso dove, più che botteghe, trovo nuovi negozi, nuovi personaggi, nuovi esercenti ed artigiani. Dove terminerò il cammino? E’ una sorpresa che affido al libro.

    Quali erano le attività commerciali e artigiane nel centro storico di Spoleto?
    Da Monterone a via Minervio, trovavi ogni articolo commerciale e di consumo. Cosa analoga avveniva da via Minervio a piazza Garibaldi. I mestieri artigianali poi erano variegati e specializzati, proprio in mancanza di una sofisticata tecnologia. Ecco quindi che troviamo il lattoniere, il ferracocchio, i pannilanari, lo stagnino, lo scalaro, il sellaro, il calzolaio, il barbiere, il falegname,e così via. Le loro botteghe erano punti di vera e propria socializzazione e ritrovo, soprattutto per persone anziane. Ricordiamoci che non c’era ancora la televisione e solo qualcuno aveva la radio. La bottega poi stava sotto casa e, per questo, non solo non c’era bisogno di grossi spostamenti, ma le massaie spesso facevano la spesa “con quello che portavano addossu”, ovverosia con grembiule e pantofole. Altri tempi. Per molti aspetti belli e affascinanti.

    Ci può raccontare uno dei personaggi o uno degli artigiani protagonisti del libro a cui è particolarmente affezionato?
    Mi sono affezionato a tantissimi personaggi riportati nel libro, e non lo dico per diplomazia, ma perché ognuno di loro ha una particolarità e una caratteristica. Persone comuni che, proprio grazie a questa stravaganza, sono diventati personaggi che molti ricordano ancora. Persone che, magari, tu non vorresti essere, ma che ti dispiacerebbe se non fossero esistite. Nardone, ‘u Negus, ‘u Lozzu, Viulinu, la Vorbe, Maccaretta, Curzi, Catanga, Pacchiarottu, Parabestia, Ribeca e così via, una caterva di aneddoti e di storie al limite del paradosso.

    Un palazzo storico importante, ma meno conosciuto, che si incontra nella camminata?
    I nostri palazzi importanti sono tutti noti, qualcuno magari riserva storie e tradizioni particolari. Penso per esempio al Brefotrofio di via San Carlo, conosciuto come la Bastarderia; oppure al Palazzo Tattini in piazza Garibaldi che, appendice della Chiesa della Stella, era stato sede di un ospedale e di un lazzaretto. Farò, man mano che cammino, anche citazioni particolari sulle famiglie che nel passato abitavano i palazzi storici cittadini. Avrete delle sorprese.

    Sappiamo che, coperte le spese tipografiche, una parte del ricavato andrà in beneficenza all’Avis. Un gesto di solidarietà importante. Dove si può acquistare il libro?
    Si, visto che quest’anno, dopo tanto tempo, terminerà la mia esaltante esperienza come presidente dell’Avis, voglio lasciare un segno di gratitudine all’Associazione che mi ha consentito di accrescere la mia interiorità solidaristica. Una volta coperti i costi vivi, il libro si potrà prendere direttamente alla sede avisina, lasciando un contributo all’Associazione, possibilmente dello stesso valore attuale. In questi giorni comunque lo si può acquistare in tutte le librerie, edicole e negozi specializzati. Sarà anche un modo, in prossimità del Natale, di regalare una fetta importante della storia spoletina .

     

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    One Comment For "Intervista a Sergio Grifoni, autore de “Le botteghe sotto casa, il libro che racconta la Spoleto di una volta"

    1. Dicembre 7, 2020

      La maggior parte di quei personaggi; l’ho tutti conosciuti….sono del 1941, natio di Spoleto, in via San Giovanni e Paolo, dove ho vissuto l’infanzia e la mia prima giovinezza, fino al 1959, per arruolarmi nella Marina Militere. Sono interessato di acquistare il libro.

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    Carlo Neri 2024-04-23 07:23:14
    Liberazione da cosa? da chi? dallo "straniero" per cui è stato combattuto il Risorgimento e la prima guerra mondiale? In.....
    Alex 2024-04-20 21:19:21
    Dovreste invece ringraziare chi nell'aministrazione comunale si è attivato per rendere concreto questo strumento di partecipazione del quale se n'è.....
    Aurelio Fabiani 2024-04-05 21:43:38
    Delle vostre sceneggiate non ce ne frega niente. Ce lo ridate l' ospedale o no!
    Aurelio Fabiani 2024-03-30 00:34:34
    I cerotti non nascondono le amputazioni, neanche i campagna elettorale. La città di Spoleto vuole il ripristino di tutti reparti.....
    Aurelio Fabiani 2024-03-19 21:39:22
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