Laura Timpu: ““Ho sentito la responsabilità aumentare appena indossata quella maglietta tanto bramata”

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  • La giovane spoletina convocata per il raduno nazionale U18 di rugby si racconta a Due Mondi News 

    (DMN) Spoleto  – La spoletina Laura Timpu è stata tra le convocate per il raduno Nazionale U18 di rugby, legato al Progetto di Area U18 femminile. La flanker, classe 2004, è letteralmente esplosa in questo sport che pratica da solo un anno, raggiungendo eccellenti risultati, grazie alla sue capacità atletiche e soprattutto grazie al suo carattere tenace e determinato. Abbiamo raggiunto telefonicamente la sportiva al termine del raduno, per conoscere direttamente dalla sua voce come nasce e come cresce questa grande passione per il rugby.
    Laura partiamo dalle origini. Tu eri una ginnasta e sei passata al rugby, come nasce questa passione?
    Ho avuto modo di conoscere il rugby tramite dei progetti scolastici, partiti dalle elementari e riproposti poi al liceo, momento in cui mi sono resa conto di quanto bello possa essere questo tipo di ambiente e di quanta solidarietà ci sia all’interno.
    Il rugby si differenzia dal mio “vecchio” sport proprio per essere di squadra e non individuale, come la ginnastica artistica è per quanto concerne l’esecuzione dell’esercizio sui vari attrezzi. Il Rugby a differenza di altri sport abbraccia ogni tipo di fisicità e per averne conferma basta veramente guardare una qualsiasi squadra. Questo lo rende ancora di più uno sport inclusivo.
    Dove giochi e dove ti alleni ora?
    Momentaneamente mi alterno tra lo Spoleto Rugby, campo che è per me come una seconda casa ed il Frascati Union Rugby che si trova nel Lazio.
    Essere convocata in Nazionale è un’emozione unica. Cosa hai provato quando te lo hanno comunicato?
    Vorrei precisare una cosa, la convocazione è stata fatta per un raduno under18 a livello nazionale. Questo non porta ad essere ad oggi nella nazionale italiana di rugby, ma bensì a dare inizio ad un percorso che, se dovesse proseguire con future convocazioni, mi porterà a giocare con altre ragazze mie coetanee a livelli sempre più alti.
    “Inaspettato” penso sia la parola che possa riassumere meglio il mio stato d’animo, forse per la poca esperienza di gioco. Una grande gioia inaspettata.
    Vorrei ringraziare il mio allenatore Alessandro Ruisi dello Spoleto Rugby, che non ha mai dubitato delle mie capacità, aiutandomi a migliorare le mie doti, la mia prestazione ed il mio atteggiamento in campo, fattore estremamente importante.
    Ringrazio anche Leila Pennetta e Cristina Tonna, le mie due allenatrici in casa Frascati, che mi hanno dato la possibilità di giocare nella loro serie A, senza tralasciare il loro impegno nei miei confronti.
    Raccontaci qualcosa di questa prima esperienza.
    Mi sono resa conto di quante realtà ci siano oltre alla mia.
    La quantità e la qualità di nozioni apprese in un lasso di tempo così breve è stata assurda! Si è dimostrato fondamentale essere perennemente concentrati e focalizzati sui vari obbiettivi che venivano presentati la mattina ed il pomeriggio durante le riunioni pre-allenamento. Ho sentito la responsabilità aumentare appena indossata quella maglietta tanto bramata.
    Non rimane altro che portare in campo tutto quello che ho appreso e condividerlo con le mie compagne di squadra, rimane fondamentale continuare a lavorare sul mio percorso per essere migliore giorno dopo giorno.

    Cosa attrae una ragazza alla pratica di uno sport erroneamente considerato prevalentemente maschile?
    La trovo una domanda molto interessante. Da un paio di anni il movimento femminile è cresciuto molto, ci tengo a sottolinearlo.
    Secondo me il freno che c’è nella pratica di questo sport è che si crede, erroneamente, che sia troppo “violento” per una ragazza. Vorrei soffermarmi sul fatto che anche una ballerina cadendo può fratturarsi un arto, la stessa cosa vale nel rugby.
    Questo sport non “devia” la forma fisica di una ragazza come si tende a credere, perché l’essere “femminile” non dipende certamente dallo sport che si pratica.
    Quali sono i valori del rugby che senti maggiormente tuoi?
    Direi “l’unione”. Questo sport mi ha insegnato l’umiltà e quanto il rapporto con le compagne possa far vivere diversamente qualsiasi cosa, che sia un allenamento o una partita.
    Ad esempio una pacca sulla spalla quando si vede la compagna perdere il ritmo o un grido di incoraggiamento e rassicurazione in caso di errore.
    Tutto questo non sarebbe possibile se alle radici di una squadra non ci fossero serenità e UNIONE!
    Quali sono i tuoi progetti sportivi per il futuro?
    Aspiro ardentemente a migliorare! Voglio dimostrare a me stessa che posso fare di più. Spero di continuare con le convocazioni perché questi incontri sono dei trampolini importanti che potrebbero permettermi di crescere e di migliorare tanto quanto vorrei.
    Preferisco pensare alle cose passo dopo passo, rimanendo comunque concentrata sul presente.

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