L’associazione chiede che anche i centri estetici vengano inseriti tra le attività che possono tenere aperto anche in caso di “zona rossa”
Già provati dal DPCM del 3 novembre, che aveva escluso i centri estetici dalle attività di servizi alla persona consentite nelle zone “rosse”, gli estetisti di Confartigianato chiedono che, nell’ambito dei prossimi provvedimenti governativi, non venga reinserita questa limitazione, considerata un clamoroso errore e ripetutamente segnalata da Confartigianato, che ancora sta facendo sentire i suoi effetti con la pesante penalizzazione subita dai centri estetici nei tanti giorni “rossi” del periodo natalizio durante il quale ci si dedica con più attenzione alla cura della persona.
“Questa ingiustificata discriminazione – dichiara il Segretario di Confartigianato Imprese Perugia – Stelvio Gauzzi – danneggia e mortifica le nostre imprese. Oltre a colpire economicamente, mette a rischio la salute dei nostri clienti, bersagliati dalle offerte degli abusivi che, in quanto tali, non subiscono alcuna restrizione. Riteniamo ingiusto il trattamento riservato ad una categoria che ha sempre applicato le regole con la massima diligenza ed ha rispettato, in questo periodo di emergenza sanitaria, tutte le misure previste per offrire ai propri clienti le migliori garanzie di sicurezza”.
Confartigianato ritiene che nell’ambito delle attività di servizi alla persona, così come è stata ritenuta essenziale l’attività di acconciatura, parimenti dovrebbe essere considerata quella di cura del corpo. Inoltre l’associazione ha chiesto di conoscere la ragione che ha motivato la scelta di costringere alla chiusura le imprese di estetica.
“Nonostante che in più occasioni abbiamo chiesto le motivazioni di questa decisione – continua il Segretario Gauzzi – nessuno ci ha mai fornito spiegazioni.
Se ci sono dati o statistiche dai quali emerge un significativo numero di contagi addebitali ai centri estetici, li rendessero noti, altrimenti rivedano questa posizione già dal prossimo DPCM”.
Ma anche altre limitazioni hanno colpito tutte le attività del benessere che si sono viste private della possibilità di ricevere i propri clienti residenti in comuni diversi e che hanno dovuto subire le più svariate interpretazioni del locali Organismi di controllo a fronte della chiusura nei week end delle attività nei centri commerciali.
“Non c’è stata molta chiarezza – sottolinea ancora il Segretario Gauzzi – nemmeno per quanto riguarda le attività di servizi alla persona all’interno dei Centri Commerciali dove, la confusione ingenerata da queste misure, ha danneggiato anche gli acconciatori, nonostante la nostra attività fosse rientrata nell’allegato 24 al DPCM del 3 novembre. Le aziende dei nostri imprenditori non sono esercizi commerciali e pertanto deve essere chiarito che non rientrano nelle attività soggette a chiusura nell’ambito dei centri commerciali. Così come deve essere reso esplicito che è sempre possibile lo spostamento tra Comuni per raggiungere il proprio acconciatore/estetista di fiducia. I nostri associati non vendono merce e i loro servizi sono personalizzati e fiduciari”.
L’appello di Confartigianato Imprese al Governo è dunque quello di accogliere le istanze del settore Benessere ripristinando, nell’ambito dei prossimi provvedimenti, una situazione che consenta alle imprese regolari di operare con serenità, nell’osservanza delle regole a tutela della salute dei cittadini, dell’economia del settore e dello stesso Paese.
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