20 gatti incustoditi in un garage spoletino: che le istituzioni intervengano

  • Letto 2611
  • Una condomina esasperata:  «L’ amministratore del condominio, Asl e FF.OO. sono già al corrente degli abusi. Anche una denuncia sui social non è servita a nulla. E mio figlio soffre d’asma.»

    Riceviamo con piacere e pubblichiamo un contributo del collega Manuele Fiori

    di Manuele Fiori

    incustoditi da anni, e da una persona che dice di prendersene cura, 20 gatti vivono tra i loro escrementi in un garage di un condominio in via Tommaso Campanella. Il fatto è stato già denunciato da una famiglia con un figlio minore affetto da asma. La storia è nata circa dieci anni fa e nessuno dice di poter fare nulla per sollevarli da questa situazione. “Ho parlato ai carabinieri – ci spiega la donna offesa – ho segnalato l’abuso all’amministratore del palazzo, lo sanno anche i medici della polizia veterinaria ma nessuno può rimuovere e/o legalizzare nulla. Siamo costretti a vivere tra gli escrementi in condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie.” E il tutto non aveva bisogno di precisazione.

    Eppure la soluzione ci sarebbe. La legge parla chiaro. E’ una legge quadro, la numero 281 del 1991 che regolarizza le colonie feline e quindi si prefigge lo scopo di controllare il fenomeno del randagismo. Finora, senza una colonia felina riconosciuta e con relativo gattaro patentato, il proprietario dei felini randagi è il sindaco o chi da lui nominato (Ente o associazione preposta). Di certo, alcune leggi regionali vanno ad approfondire ed articolare la tematica di regione in regione, ma la norma è scritta e basta applicarla. Un esempio di applicazione è stata la sentenza n° 23693 del settembre 2009 del Tribunale di Milano.

    Altra legge, la 189 del 2004, precisa le ammende e la reclusione per chi maltratta gli stessi animali nelle colonie feline. E per poter ottenere lo status di colonia felina, dopo previo iter burocratico, basta registrare la presenza di soli due o più gatti (nel caso del nostro regolamento comunale si legge 5, ndr). Ma nel garage dove sono (in)custoditi i mici in questione non si può, perlomeno ancora, parlare nemmeno di colonia con gattara.

    Se è vero che con tali normative si tutelano i gatti e il randagismo, nello specifico, però, si tutelano anche quei cittadini che ne soffrono la convivenza con apposite e mirate delibere condominiali di “allontanamento”. La signora che si è rivolta a noi infatti, precisa di non avere nulla contro gli animali ma, proprio perché questi stiano vivendo in condizioni pessime per sé stessi e per i condomini, dopo averlo denunciato invano a tutte le autorità competenti suddette e in un noto gruppo Facebook della città, non sa più cosa fare.

    Una delibera condominiale che imponga di allontanare una colonia felina sulla base della richiesta avanzata da alcuni, o tutti i condomini, è infatti legittima.
    Lo è solo se non viola le leggi a tutela dei gatti randagi e quindi per prima cosa l’assemblea è tenuta a valutare il motivo della richiesta e a rifiutarla se essa fosse basata su pregiudizi nei confronti della razza felina, ma non è questo un caso, perché la legge è chiara anche qui:

    “Nel caso in cui i gatti iniziassero a costituire un danno per i beni condominiali, o dei singoli condomini, l’assemblea può deliberare opportuni provvedimenti (es., rete che circoscriva la zona condominiale) che in ogni caso rispettino il “sentimento di amore per gli animali” (Cass. pen. 12.05.2006, n. 34095).
    Se, invece, il motivo della richiesta di allontanamento fosse la sicurezza della salute pubblica, la delibera è legittima purché preceduta da accertamenti da parte del servizio veterinario ASL, che comprovino l’incompatibilità della permanenza dei gatti in condominio con le esigenze di salute e igiene pubblica (L. 281/91 art. 2 comma 9).” *

    Chi di dovere intervenga.

    *fonte delibere di allontanamento:
    http://www.federfida.org/index.php/domanderisposte/schede-utili/280-colonie-feline-gattili-e-gattare

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