Si è chiusa ieri a Spoleto la mostra “Amedeo Modigliani e l’art nègre: simbolo, opere, tecnologia”, organizzata dall’Istituto Amedeo Modigliani nell’ambito della programmazione culturale del 60° Festival dei Due Mondi.
La mostra, incentrata sull’influenza dell’arte africana sull’opera del Maestro livornese, ha riscosso un notevole apprezzamento da parte di pubblico e critica, con l’esposizione di sculture lignee e maschere della collezione privata di Anna Alberghina e Bruno Albertino e di diverse opere dell’artista tanzaniano George Lilanga (1934 – 2005), a confronto con 23 soggetti fra i più famosi di Amedeo Modigliani realizzati, in altissima definizione e in formato originale, con il sistema tecnologico Modlight®.
Nelle ultime ore Vittorio Sgarbi ha visitato la mostra accompagnato dallo storico dell’arte e direttore artistico di ‘Casa Modigliani’, Alberto D’Atanasio. Sgarbi si è soffermato in particolar modo sulla sezione dell’esposizione denominata “Ospiti d’onore”, che presentava per la prima volta al pubblico quattro opere pittoriche rinvenute successivamente alle catalogazioni ufficiali e oggi al centro di percorsi di attribuzione.
Ritratto di Elvira, L’uomo con cappello e Ritratto di Hannelore (quest’ultima esposta su autorizzazione del Tribunale di La Spezia) sono tre opere firmate da Modigliani: le analisi fino ad ora svolte dalla COO.BE.C hanno mostrato che si tratta di opere coeve al periodo di produzione. La quarta opera pittorica esposta è probabilmente la più interessante dal punto di vista storico e scientifico: se infatti le analisi ne confermassero l’attribuzione si tratterebbe dell’unico ritratto di Picasso a Modigliani.
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