Una mostra storica, sociale e profondamente umana. Trame Longobarde: racconti in-tessuti è un progetto espositivo che racconta la civiltà longobarda attraverso la ricostruzione fedele di abiti, tessuti, bordure, armi e accessori realizzati interamente a mano dai detenuti della Casa di Reclusione di Spoleto. Un’esperienza unica, dove ricerca storica, artigianato e inclusione si intrecciano in un percorso educativo e culturale di grande valore. Dopo dodici anni di viaggio in tutta Italia, la mostra torna per la prima volta a Maiano, nel cuore del carcere dove ogni manufatto ha preso vita, ma dove non era mai stata allestita. Un ritorno simbolico, un “ritorno a casa” che celebra non solo un progetto espositivo, ma una storia collettiva fatta di memoria, dignità e partecipazione. Il progetto è promosso sin dalla sua nascita dal Comune di Spoleto. La mostra è nata nel 2013 come iniziativa sperimentale grazie al sostegno della Regione Umbria, nell’ambito della L.R. 24/2003 “Sistema museale regionale”, e si è successivamente sviluppata e consolidata grazie ai fondi della Legge 77/2006 del Ministero della Cultura, destinati alla valorizzazione dei siti UNESCO italiani. Il Comune di Spoleto ha continuato nel tempo a coordinare e implementare il progetto attraverso l’Associazione Italia Langobardorum, con l’impegno costante della dirigente Roberta Farinelli e della responsabile delle attività culturali Maria Stovali, rafforzando negli anni un modello di progettazione condivisa e inclusiva, capace di coinvolgere numerose istituzioni. Fin dall’inizio, Trame Longobarde si è distinta per la capacità di unire rigore scientifico, formazione e reinserimento sociale in un contesto complesso come quello carcerario. I detenuti sono stati coinvolti in molteplici attività, collaborando attivamente con l’Associazione Italia Langobardorum anche in misura alternativa, extra moenia, grazie alla sensibilità della direzione della Casa di Reclusione e del magistrato di Sorveglianza di Spoleto, Grazia Manganaro. L’idea di riportare la mostra proprio dentro la Casa di Reclusione di Spoleto è nata su proposta del vicesindaco di Spoleto, Danilo Chiodetti, e ha trovato immediato sostegno nel Consiglio di Amministrazione dell’Associazione Italia Langobardorum e nella sua presidente Rosa Palomba, vicesindaco del Comune di Monte Sant’Angelo (FG). Decisivo è stato anche il supporto e l’accoglienza della direttrice del penitenziario Bernardina Di Mario, del comandante Luca Buontempo, del vicecomandante Nicola Borrelli, dell’ispettore alle attività trattamentali Sandro Scarponi, del capo area trattamentale Pietro Carraresi dell’intera area educativa dell’istituto e del corpo di Polizia Penitenziaria. A coordinare il trasferimento e l’allestimento sono stati Pietro Carraresi e Tiziana Porfilio, in collaborazione con i docenti dell’IIS Sansi Leonardi Volta, lo stesso istituto che nel 2013 aveva messo a disposizione i telai e il laboratorio di scenografia, mentre all’interno del carcere svilupparono i corsi di tessitura, cuoio e sartoria. L’esposizione è allestita negli spazi dedicati ai percorsi scolastici di primo e secondo livello attivi nella struttura penitenziaria — i corsi del cpia, i percorsi alberghiero e artistico — trasformando le aule in ambienti vivi, capaci di raccontare storia e bellezza attraverso una conoscenza condivisa e partecipata. La mostra propone un’immersione nella quotidianità della civiltà longobarda, attraverso la ricostruzione di oggetti simbolici come tessuti, ornamenti, spathe, scramasax, scudi, gioielli, calzature, cinte. Gli abiti esposti sono stati in parte confezionati con tessuti industriali, mentre l’altra metà è stata realizzata con tessuti interamente fatti a mano su telai orizzontali a licci, rispettando fedelmente densità dei fili, tecniche di torsione e materiali d’epoca. Le bordure e i tessuti, realizzati nel laboratorio di tessitura attivo nel carcere nel 2013 con i telai dell’IIS Sansi Leonardi Volta, sono frutto di un accurato studio delle fonti archeologiche e iconografiche, arricchite da riferimenti letterari fondamentali come l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono. Le figure maschili e femminili, appartenenti a diversi ceti sociali, sono accompagnate da accessori prodotti dai detenuti iscritti al Liceo Artistico ristretto dell’IIS Sansi Leonardi Volta. Ogni figura è esposta davanti a fondali fotografici che riproducono le architetture longobarde del sito UNESCO seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568–774 d.C.)”, offrendo ai visitatori un contesto immersivo e storicamente coerente. La curatela del progetto è di Glenda Giampaoli e Giorgio Flamini, con la consulenza scientifica della prof.ssa Donatella Scortecci dell’Università di Perugia. Il progetto nasce e si realizza attraverso il lavoro congiunto tra esperti e detenuti: Glenda Giampaoli ha curato in particolare il lavoro di tessitura; Maria Paola Buono, docente di laboratorio dell’IIS Sansi Leonardi Volta, ha coordinato con Giorgio Flamini la realizzazione di armi, manichini e scenografie; Serenella Orti, sarta teatrale, ha guidato i detenuti nella confezione degli abiti. Dalla sua prima edizione nel 2013, Trame Longobarde ha attraversato l’Italia, facendo tappa nei principali siti del circuito UNESCO come Spoleto, Campello sul Clitunno, Cividale del Friuli, Castelseprio-Torba, Brescia, Monte Sant’Angelo, Benevento, e anche in città fuori rete come Napoli (MANN), Castel Trosino ad Ascoli Piceno, Campobasso, Nocera Umbra, Ferentillo (San Pietro in Valle). Un viaggio attraverso il Paese, capace di portare cultura e consapevolezza in spazi tradizionalmente poco coinvolti nella fruizione museale, come scuole, carceri, biblioteche e luoghi urbani. Con questa nuova tappa, Trame Longobarde riafferma un messaggio forte e attuale: la cultura è un diritto di tutti. Come sottolineato dal Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Economici, Sociali e Culturali, la partecipazione alla vita culturale è essenziale per costruire società inclusive, coese e consapevoli. Trame Longobarde non è solo una mostra, ma una trama viva di storie, mani, esperienze e speranze. Un ponte tra passato e presente, tra chi ha vissuto ai margini e chi costruisce cultura e formazione ogni giorno. Un progetto che accende i riflettori su quanto l’arte, la storia e la conoscenza possano trasformare, unire e restituire senso e dignità.
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