Spoleto, il Premio Margherita Hack all’insegna della cultura e dell’arte

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  • Tra i premiati  la stilista Anna Fendi, Morgan ed il curatore del Padiglione Italia della Biennale di Venezia Milovan Farronato

    Si è iscritta alla perfezione all’interno della rassegna Spoleto Arte, inaugurata il giorno precedente, la cerimonia di premiazione in memoria della celebre astrofisica Margherita Hack. Alle 11 di domenica 30 giugno, a Palazzo Leti Sansi, sede della mostra d’arte internazionale, il Premio Margherita Hack è stato conferito per la moda alla stilista Anna Fendi ‒ che l’ha dedicato alla sorella Carla, scomparsa due anni fa ‒ e al presidente del Vittoriale degli Italiani Giordano Bruno Guerri per la cultura, a Stefano Boeri per l’Architettura, a Morgan per la musica, a Milovan Farronato, curatore del Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2019, per l’arte, a Massimo Giletti per il giornalismo, a Giovanni Rana per l’impresa e alla direttrice del CERN Fabiola Gianotti per l’eccellenza femminile.

    A moderare l’appuntamento in ricordo della Signora delle Stelle, il suo amico e agente Salvo Nugnes, curatore di mostre e grandi eventi, che, assieme all’autorevole comitato, presieduto dal sociologo Francesco Alberoni, ha conferito alle varie personalità la prestigiosa targa. Presenti poi il critico d’arte Vittorio Sgarbi, la giornalista e scrittrice Silvana Giacobini, già direttrice di «Chi» e di «Diva e Donna», la psicoterapeuta Maria Rita Parsi, l’artista José Dalí, figlio di Salvador Dalí e il direttore dell’Ansa Vincenzo Di Vincenzo.

    Tra gli ospiti l’Assessore alla Cultura Ada Urbani, la cantante e attrice Serena Autieri e la pittrice Antonella Cappuccio Muccino. Nel ricordare Margherita Hack, Francesco Alberoni ha esordito: «Il nostro è un Paese che ama i miti, è intriso di poesia, non siamo mai usciti dal romanzo cavalleresco. Margherita invece seguiva una corrente illuminista molto rigorosa, più vicina a Voltaire, a Diderot, aveva la sola fantasia degli astrofisici, ma lontana dal nostro modo di pensare che è sempre rimasto intriso di quel mito cavalleresco».

    «È vero che ci resta il mito cavalleresco, ma alla base delle nostre radici rimane la cultura greca innegabilmente misogina ‒ ha continuato Parsi ‒ che illumina ancora di più personaggi straordinari come Margherita Hack».

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