Dalla Cappella Palatina del Palazzo Comunale, intitolata a S. Ponziano, alla Basilica Cattedrale: è il percorso che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo e i presbiteri hanno compiuto processionalmente la mattina del 14 gennaio 2025, dopo aver avviato il solenne pontificale di S. Ponziano, patrono della Città di Spoleto, nel 1850° anniversario dal suo martirio. Sceso in Via Saffi, al corteo si è aggiunto il nuovo reliquiario di S. Ponziano, portato in spalla fino in Duomo da quattro sacerdoti. Tantissimi i fedeli presenti alla liturgia, animata dalla corale diocesana. Molte le autorità civili e militari, tra cui la presidente della Giunta Regionale dell’Umbria Stefania Proietti, il prefetto di Perugia Armando Gradone, rappresentanti delle Province di Perugia e Terni, il sindaco di Spoleto Andrea Sisti, quello di Norcia Giuliano Boccanera, altri primi cittadini dei Comuni che ricadono nel territorio dell’Archidiocesi.
La lettera della Chiesa di Spoleto-Norcia è il martirio di S. Ponziano. «S. Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, dice che quella comunità, suscitata dalla sua predicazione e dalla sua testimonianza, costituisce la sua vera lettera di presentazione, scritta con lo Spirito del Dio vivente. La lettera della Chiesa di Spoleto-Norcia – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – è il martirio di S. Ponziano, che l’ha battezzata nel sangue. Noi guardiamo oggi al giovane Ponziano come al discepolo che ha reso a Cristo la propria testimonianza pacifica con amore e inermità accettando il martirio, è stato perseguitato e ucciso da coloro che rifiutavano il messaggio del Vangelo, ha donato la vita per la fede, e il suo sacrificio è stato come un germe che ha portato frutto».
Il messaggio di Ponziano alla società civile. «In un’epoca di secolarizzazione spinta come quella che stiamo vivendo e nella quale sembrano venir meno i segni identitari, il Patrono è per tutti il “simbolo fondatore” della memoria della comunità, la cui storia si è svolta tra passioni e lotte, tra ferite e vittorie, in un territorio che ha una sua propria identità ad un tempo civile e religiosa. Il civis (il cittadino) non è definito solo per l’uguaglianza dei diritti, ma anche e soprattutto per la diversità delle sue radici, che sono differenti tra Foligno, Terni, Perugia e Spoleto. Spoleto è San Ponziano e San Ponziano è Spoleto. Con tutte le vicende che la storia ha visto scorrere in questi 1850 anni. Perciò bisogna parlare della “identità spoletina” (qualcuno la definisce “spoletinità”), perché chi dimentica le radici perde il futuro. Un territorio è se stesso anche in virtù delle sue tradizioni e delle sue memorie: appunto perché non dimentica quello che è sempre stato, può affermare la sua tipicità e la sua consistenza pur nel continuo mutare delle forme politiche e sociali e delle condizioni di vita. Se non vogliamo perdere la nostra ricchezza umana e cristiana, cadendo in sterili campanilismi che dividono, dobbiamo ricuperare un’identità ricca capace di parlare agli altri. Parlare di San Ponziano, allora, è dire della memoria della nostra città e della nostra diocesi».
Il messaggio di Ponziano alla comunità cristiana. «Il patrono – ha detto ancora mons. Boccardo – è colui che “intercede”, cioè che “sta in mezzo” e “cammina in mezzo” al suo popolo, si prende cura della sua vita spirituale, ne sostiene la speranza, ne diffonde la carità, lo difende nel momento del pericolo, lo rincuora nel tempo della prova, lo sprona nel tempo delle passioni tristi».
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