Spoletini all’estero: lo chef Elia Bonacci tra Gordon Ramsay e le Canarie

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  • Intervista – La vita di un cuoco spoletino in giro per il mondo

    (DMN) – incontriamo oggi, per la rubrica spoletini all’estero, il giovane chef spoletino Elia Bonacci.

    Buongiorno Elia e grazie per aver accettato di rispondere ad alcune domande sulla tua vita, che sappiamo essere molto dinamica!
    Raccontaci di te, sappiamo che hai completato gli studi alberghieri nel settore della cucina. Poi? Dove ti ha portato all’estero la tua arte culinaria? In quali ristoranti hai lavorato a Londra?

    Buongiorno a te Alessio,
    vorrei prima di tutto salutare e ringraziare tutti i lettori che leggeranno la mia storia e te Alessio che mi stai dando l’opportunità di raccontarla.
    Come hai già detto tu, vengo dalla scuola alberghiera, precisamente quella di Spoleto. Le prime cucine che ho visto sono proprio li dentro.
    Devo ammettere che non sono mai stato uno studente modello, ma sono la prova lampante che le soddisfazioni possono arrivare lo stesso quando vieni guidato dalla forza di volontà.
    A 21 anni ho iniziato a sentire un certo spirito d’indipendenza ed è cosi che ho deciso di andare a farmi un’esperienza all’estero.
    Cosi il 10 marzo del 2013, senza parlare una parola d’inglese, mi sono trasferito a vivere tra i londinesi in cerca del primo lavoro che trovavo, qualsiasi cosa andava bene.
    Ancora mi ricordo la carica che avevo, ero pieno di dubbi e paure, ma allo stesso tempo convinto di quello che facevo.
    Arrivo quindi a “Wood Green in Bracknell Close N 216”
    I primi mesi sono stati qualcosa di indescrivibile, forse i più difficili della mia vita.
    Immaginatevi di andare in un posto dove non conoscete la lingua e dover fare la spesa, cercare lavoro, fare i documenti, insomma un inferno.
    Il mio primo lavoro fu in un ristorante che faceva cucina italiana, ma con padrone libanese, un binomio davvero poco comune.
    Ho lavorato li per qualche mese facendo 65 ore a settimana con uno stipendio che lasciava a desiderare.
    Un giorno mentre passeggiavo in centro vidi un ristorante, lo guardai attentamente e dissi: “IO VOGLIO LAVORARE QUI”.
    Era il ristorante di Gordon Ramsey, dove sono poi entrato a lavorare un mese dopo.
    Inizia quindi la mia seconda esperienza lavorativa londinese. Ho sempre pensato che questo è uno degli eventi della mia vita che mi ha cambiato di più.
    Il giorno della prova tremavo dalla paura, forse perché inconsciamente già avvertivo quello che mi aspettava.
    Era un ristorante stellato, quindi il livello era molto alto e andava mantenuto un certo standard. Ho raggiunto livelli di stress che non credevo possibili, portando il corpo molto oltre il limite del possibile, sono arrivato a lavorare 110 ore in una settimana, ma è stata un’esperienza che rifarei assolutamente perché grazie ad essa sono cresciuto professionalmente e sotto il punto di vista caratteriale. Li ho avuto la possibilità di imparare vari rami della cucina e di conoscere gente veramente importante, cucinare per persone famose e stringere la mano a Gordon Ramsey in persona. Non sto qui a raccontare tutto quello che succedeva li dentro, dovrei scrivere diecimila pagine, posso comunque dire in breve che è stata la mia alternativa al dover fare il militare.

    Molto bella e sicuramente utile questa esperienza londinese per la tua crescita professionale! Dal punto di vista personale e di vita privata come giudichi Londra? Quali aspetti ti hanno colpito maggiormente di questa città?

    Il mio personale giudizio è assolutamente positivo.
    Londra ti offre cosi tante opportunità che, fino a che non ci vivi non te ne rendi conto, la tua vita può veramente cambiare da un giorno all’altro, non sai mai cosa ti capiterà o chi incontrerai.
    È una città dove la frase “se vuoi puoi” è realtà e tutto dipende solo da te.
    Uno degli aspetti che mi ha colpito di più è la meritocrazia. A Londra non importa se sei nero, giallo, viola o se hai i capelli strani, se meriti vai avanti.
    Mi fa male dirlo ma questa è una parola che in Italia è ancora sconosciuta.
    Un’altro aspetto positivo di Londra è sicuramente la possibilità di iniziare una carriera lavorativa partendo da zero, per questo prima parlavo di opportunità, perché ce ne sono veramente per chiunque.
    Un altro aspetto positivo è sicuramente la multiculturalità, che è un qualcosa che ti fa uscire dal guscio della mentalità chiusa del paese dove vivi e ti apre a nuove conoscenze e modi di vedere le cose.

    Dopo Londra sappiamo di un trasferimento alle Canarie. Come nasce questa nuova avventura? Come ti sei trovato e dove hai lavorato?

    Si è vero, mi sono trasferito alle Canarie.
    Le ragioni sono varie e fino ad ora ho parlato solo degli aspetti positivi di Londra, senza citare quelli negativi che dopo anni si fanno sentire.
    Per esempio la frenesia esagerata della metropoli, il cielo sempre grigio, la metropolitana, gli affitti esagerati, sono cose che a lungo andare pesano un po’.
    Cosi dopo una breve sosta in Italia dalla mia famiglia, sono partito per un’altra avventura e sono arrivato qui tra “canari”, molto più simpatici e socievoli rispetto ai londinesi. Qui hanno il sole e a loro basta.
    Appena arrivato ho iniziato subito a mandare curriculum perché già sapevo che non sarebbe stato facile trovare lavoro.
    Ero tornato di nuovo all’inizio, senza conoscere la lingua e cercando il primo lavoro che capitava.
    Un giorno arriva l’unica vera chiamata che aspettavo, dalla catena di hotel più grande dell’isola. Questo è ancora il mio attuale lavoro e mi trovo davvero bene.

    Molti Italiani considerano le Canarie un paradiso in cui trasferirsi per una nuova vita professionale o addirittura in pensione. Cosa puoi dirci della realtà sociale ed economica di queste isole?

    Si sento di moltissima gente che parla delle Canarie come punto di inizio per la loro svolta professionale.
    Quello che penso io, basato sulla mia esperienza, è che le Canarie non possono essere un punto di partenza ma devono essere un punto di arrivo o di transizione. Questi luoghi non offrono le stesse opportunità che può offrire Londra ad esempio, e se arrivi qui privo di esperienze lavorative rischi di rimanere a piedi e di dover tornare a casa.
    Venire qui con un’esperienza lavorativa alle spalle è fondamentale e ti apre molte più opportunità.
    Qui per molte cose funziona un po come da noi: contratti a 6 mesi, capi che non pagano, insomma c’è di tutto, ma se ti presenti con un’esperienza lavorativa importante, non avrai problemi a ritagliarti un posto nella società.
    Per chi vuole trasferirsi in pensione credo sia il posto perfetto con una primavera che dura 12 mesi e un costo della vita medio basso.

    Benissimo Elia, complimenti per la tua carriera e per aver scelto una vita così dinamica e ricca di emozioni. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Di cosa ti occupi ora?

    Grazie Alessio, dinamica credo sia proprio la parola giusta.
    Se in queste poche righe avete avuto modo di conoscermi, avrete sicuramente capito che le nuove sfide mi stimolano e motivano tantissimo.
    Sto da poco entrando nel mondo del network marketing grazie ad un’opportunità che mi è stata offerta e che mi è sembrata molto buona. Grazie a quest’azienda sto avendo l’opportunità di lavorare online da casa e di entrare nel ramo dell’imprenditoria digitale.
    La cucina è bella e mi ha dato tante soddisfazioni in poco tempo Alessio, ma a chi non piacerebbe lavorare da casa ed essere il capo di se stesso?
    Quindi al momento sto praticando entrambe le attività.

    Elia cosa ti manca dell’Italia? Torneresti mai a Spoleto per viverci e lavorare?

    Dell’Italia sicuramente la cosa che mi manca di più è la mia famiglia, a cui paradossalmente sono molto più vicino da quando me ne sono andato.
    Tornare a Spoleto non è in progetto ma comunque mai dire mai.

    Grazie mille Elia per la tua disponibilità, è stato un piacere conoscerti e raccontare la tua storia. Saluta Spoleto con un pensiero, un aggettivo, qualcosa per cui la porti nel cuore.

    Grazie mille a te Alessio, è stato un vero piacere conoscerti e raccontare la mia storia.
    Ovviamente Spoleto sarà quel posto che mi farà sentire a casa ogni volta e la porterò sempre nel cuore perché non bisogna mai dimenticarci da dove veniamo. Nel suo piccolo mi ha dato tanto e chissà se un giorno tornerà ad essere la mia casa.

    Alessio Cao – Due Mondi News

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