Un’eccellenza spoletina contribuisce alla lotta contro il cancro
(DMN) – Conosciamo oggi Alessandra Metelli, giovane spoletina partita alla volta degli Stati Uniti, dove sta costruendo con successo la sua carriera e la sua vita.
Alessandra raccontaci qualcosa di te, come nasce l’idea di trasferirti all’estero? Durante gli studi o dopo la laurea? Dove ti trovi precisamente negli Stati Uniti?
Ciao Alessio, innanzitutto grazie per avermi contattata, sono felice di poter contribuire alla tua rubrica Spoletini all’estero. L’idea di trasferirmi all’estero nasce durante la laurea specialistica in biologia che ho conseguito presso l’universita’ di Perugia. Uno dei miei professori possedeva una cattedra anche presso la Medical University of South Carolina (MUSC), un’universita’ che ha sede a Charleston, negli Stati Uniti. Nel mondo scientifico l’inglese e’ l’unica lingua utilizzata sia nella letteratura scritta che nel linguaggio parlato. Ho sentito percio’ la necessita’ di svilppare una maggiore padronanaza dell’inglese e per questo motivo ho chiesto a questo mio professore di poter fare un’esperienza di lavoro nel suo gruppo di ricerca alla MUSC. Questa prima esprienza lavorativa ha segnato un punto di svolta nella mia crescita sia professionale che personale: ho avuto la fortuna e l’onore di lavorare accanto a scienziati brillanti e di conoscere l’affascinante mondo della ricerca. Per questo motivo ho deciso di continuare gli studi presso la MUSC conseguendo un dottorato di ricerca in scienze immunologiche.
e di cosa ti occupi?
Ci occupiamo di immunoterpaia dei tumori. Il nostro sistema immunitario, e’ un’arma potentissima nella lotta contro il cancro, alcuni tumori pero’ mettono in campo dei mecchanismi per evadere dal suo controllo e percio’ riescono a radicarsi e crescere. La nostra ricerca consiste nel fortificare ed utilizzare il nostro stesso sistema immunitario come arma nella lotta contro i tumori. Per questo formuliamo e testiamo nuovi farmaci su modelli animali con la speranza di poterli poi un giorno utilizzare nei pazienti.
Stati Uniti e Italia. Due mondi sicuramente molto diversi dal punto di vista lavorativo. Quali sono i pregi di questa nazione rispetto all’ Italia?
Si’ l’Italia e gli Stati Uniti sono molto diversi in molteplici aspetti. Io forse non sono la persona piu’ indicata per fare un paragone del mondo lavorativo italiano e statunitense visto che ho sempre lavorato qui. Dalle piccole esperienze che ho avuto in Italia e dai racconti dei miei colleghi posso dire che negli Stati Uniti ci sono due grandi pregi di cui l’ Italia dovrebbe prendere esempio. Primo i fondi per la ricerca: puo’ sembrare un’affermazione retorica, ma senza soldi la ricerca non puo’ procedere. I macchinari, i reagenti e non ultimo il personale sono molto dispendiosi. Per questo motivo l’italia fa fatica a competere con altre nazioni ed attrarre ricercatori da altri paesi. Un altro aspetto che ammiro degli Stati Uniti e che in Italia ancora facciamo fatica a comprendere e’ la fiducia che viene data ai talenti in giovane eta’ sia nel mio campo, ma anche in altri ambiti. Qui l’essere giovane, ovviamante accompagnato dal talento e voglia di lavorare, viene visto come un pregio che spesso viene premiato con scatti in carriera e responsabilita’ maggiori. Penso invece che in Italia i ragazzi, anche se qualificati e con molta energia positiva, devono sottostare ad una gerarchia che procede in modo molto lento e che finisce con il penalizzare il nostro paese.
Ti manca qualcosa del nostro Paese?
Ovviamente mi mancano tante cose dell’Italia. Per fortuna non vivo in una metropoli, Charleston infatti e’ una citta’ tranquilla a misura di uomo, ma di certo mi manca la calma e l’autenticita’ della vita Spoletina. Mi manca l’atmosfera italiana nelle piccole cose, l’approccio autentico, sia simpatico che antipatico, che noi italiani abbiamo l’uno con l’atro. Qui i rapporti sono molto piu’ distaccati e rimangono piu’ in superficie. Con questo comunque non voglio dire che gli americani siano sgarbati, anzi qui ho incontrato persone gentilisse ed ho avuto grandi manisfestazioni di affetto. Poi ovviamente mi manca vivere la quotidianita’ con la mia famiglia e le amiche di sempre.
Come descriveresti la tua vita quotidiana negli Stati Uniti?
La mia vita quotidiana inizia sempre con un buon caffe’ fatto con la moka italiana mentre ascolto le notizie su rai Italia (come vedi le radici italiane sono ancora intatte!) Poi vado in laboratorio dove le mie giornate si dividono tra esperimenti al bancone, scrittura di lavori da publicare, riunioni con colleghi e studenti da seguire. Lavorando in un’universita’ medica all’interno di un ospedale, per pranzo vado spesso alla mensa dell’ospedale, poi torno alla mia scrivania fino a tardo pomeriggio. La sera per cena mi piace tornare a casa e mangiare insieme a mio marito Andrea. Nei weekend invece ci piace fare sport, come correre le 5km, e qui ne organizzano una a settimana, o giocare a beachvolley visto che Charleston e’ una cittadina che si affaccia sull’oceano dove il beachvolley e’ molto amato.
La vita negli Stati Uniti offre sicuramente molte più opportunità rispetto all’Italia in questo momento storico. Nonostante tutto sappiamo da Andrea che il sogno di tornare rimane vivo, in particolare per far crescere vostro figlio in Italia, vicino alla famiglia. Cosa puoi dirci tu in merito?
Meglio rientrare per vivere più serenamente, ma con un futuro incerto o meglio sacrificarsi all’estero per offrire qualche possibilità in più ai nostri figli? Una scelta molto difficile.
Si’ anche io come Andrea vorrei tornare in Italia o almeno avvicinarci. Siamo partiti che eravamo poco piu’ che ragazzini con l’idea di fare “un’ esperienza” che pero’ con il passare del tempo si e’ trasformata in un consistente periodo della nostra vita. Noi diciamo sempre che vorremo avere in Italia quello che abbiamo costruito qui. Entrambi infatti abbiamo un lavoro che ci piace, che ci da’ molte soddisfazioni e che ci permette di fare progetti a lungo termine. In realta’ abbiamo provato a rientrare circa un anno fa, ma e’ stato difficile trovare un buona posizione per entrambi nella stessa citta’. Poi certo la nascita di nostro figlio ha cambiato le nostre priorita’. Personalmente non credo che se nostro figlio crescesse in Italia avrebbe meno possibilita’ di un bambino cresciuto negli Stati Uniti, quello di cui voglio essere sicura, a prescindere dal luogo in cui crescera’, e’ che noi come genitori saremo capaci di farlo crescere sereno e di soddisfare ogni sua esigenza.
Tutti gli intervistati mi dicono di portare Spoleto nel cuore. Tu che ricordo hai e che sensazioni vivi pensando a casa? Puoi descrivere la tua città con un aggettivo? Grazie mille Alessandra per il tempo che ci hai dedicato e per il tuo racconto. Saluta pure Spoleto e i nostri lettori come preferisci.
Spoleto la porto nel cuore, ho una vita di ricordi ed ogni volta che torno e’ come se ritrovassi una parte di me che e’ rimasta la’. Dopo tanti anni passati all’estero, pensare a casa per me equivale pensare al passato e la sensazione che provo e’ sicuramente un misto di nostalgia e dolcezza. Se mi chiedessi di descrivere Spoleto con un aggettivo ti direi che Spoleto per me e’ casa, il posto piu’ bello dove tornare ogni volta che ne ho bisogno.
Ciao a tutti i lettori di Due Mondi News da Charleston! Ci vediamo presto!
Alessio Cao – Due Mondi News
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