La nota del Senatore della Lega
Riceviamo e pubblichiamo integralmente:
Sto seguendo, oramai da anni, la vicenda del punto nascite di Spoleto, ricevendo segnalazioni e leggendo considerazioni praticamente quotidiane.
Negli ultimi giorni si sta assistendo ad un inasprimento del dibattito e ciò mi porta ad affrontare nuovamente con determinazione la vicenda, peraltro tuttora aperta.
Credo occorra fare una precisazione iniziale, distinguendo tra coloro che vorrebbero avere a disposizione ancora nella nostra città il punto nascite per come lo abbiamo conosciuto e apprezzato in passato, e quelli che, con carte e dati alla mano, dicono le cose come stanno. Non è escluso a priori che una persona, un cittadino ed anche io stesso, possa appartenere contemporaneamente ai due gruppi, ma, alla fine, quello che conta sono i numeri, i dati e i fatti.
Il nodo centrale da sciogliere per la questione punto nascite di Spoleto è il famoso limite di 1000 parti/anno imposti dal Ministero della Salute tramite il famoso DM70.
Questi numeri sono diminuiti nel corso del tempo, scendendo inevitabilmente sotto il limite ministeriale; è stato permesso però al Punto Nascite di operare grazie ad una deroga che prevede circa 500 parti/anno, un valore che per Spoleto è stato, a fasi alterne, un obiettivo raggiunto non senza difficoltà. Alcuni dati, circolati in via ufficiosa, riportano che per l’area Spoleto, Foligno e Valnerina, ad oggi, non si arrivi addirittura ai 700 parti/anno, un dato davvero allarmante che deve far rivedere completamente l’approccio al problema.
È evidente che la questione della decrescita demografica, diffusa in tutti i comuni italiani, impone una revisione dei numeri e delle soglie, ma è anche vero che, nelle scelte e nelle pianificazioni ministeriali, debbano essere introdotti anche altri criteri e altri parametri che mettano insieme non soltanto l’aspetto sanitario, ma anche la tipologia di territorio, la storia e le prospettive dello stesso, in maniera tale da far diventare il mero dato numerico ospedaliero uno dei fattori descrittivi di una realtà molto più complessa.
Sarebbe importante non tanto prendere in considerazione lo scenario attuale, ma piuttosto far diventare anche quello sanitario un impulso che possa contribuire alla tutela e alla ripresa di un territorio.
Il punto centrale dunque, è che l’amministrazione comunale deve lavorare per l’unica vera necessità del territorio, vale a dire l’aumento della popolazione; solo in questa prospettiva è giusto e ragionevole inserire come dato oggettivo anche la componente sanitaria, che ad oggi invece risulta schiacciata da numeri e soglie ministeriali obsolete e non utili in ottica di sviluppo del territorio.
È chiaro che le proteste di questi giorni dovrebbero essere indirizzate verso il giusto bersaglio, che, a mio giudizio, in questo momento è il Ministero della Salute e il DM70 senza il superamento del quale non c’è spazio per una sanità in via di sviluppo.
Senatore Stefano Lucidi
Lascia un commento