Il comunicato stampa del Partito Democratico di Spoleto
Riceviamo e pubblichiamo integralmente:
SANITA’ – IL PARTITO DEMOCRATICO DI SPOLETO PUNTA IL DITO SULLA GIUNTA TESEI: “RIAPRIRE UN OSPEDALE NON E’ COME RIAPRIRE UN SUPERMERCATO.
VOLEVANO IL MODELLO LOMBARDO. IL COVID E IL PNRR CHIARISCONO CHE L’UMBRIA DEL CENTROSINISTRA AVEVA RAGIONE”
Il Partito Democratico di Spoleto, all’indomani dell’ordinanza di chiusura degli ospedali Covid, a firma della Presidente della Regione, Donatella Tesei, ribadisce il concetto che riaprire un ospedale non è come rialzare la saracinesca di un supermercato. I nostri consiglieri comunali, in particolare Marco Trippetti che ben conosce l’argomento, lo avevano ben messo in luce chiedendo all’ormai ex sindaco di adoperarsi perché quella scellerata decisione di smantellare, anche fisicamente, i reparti del San Matteo degli Infermi fosse subito riconsiderata.
A poco valgono quindi le parole sciorinate dalla Presidente Tesei durante la conferenza stampa con la quale ha annunciato la imminente riapertura degli ospedali di Spoleto e Pantalla quando, dopo la chiusura, mancano all’appello una trentina di medici che hanno preso altre strade.
Il risultato della decisione di convertire interamente a ospedale Covid il San Matteo, per ben 8 mesi, comporterà conseguenze difficilmente sanabili.
E’ bene che questo si sappia smontando i toni trionfalistici dei parlamentari Caparvi e Zaffini che, neanche fossero i controllori della Tesei, hanno preso parte alla conferenza stampa di cui sopra trasformando quello che doveva essere un incontro istituzionale con i giornalisti in una passerella politica a senso unico. Una propaganda boomerang perché non ha nemmeno il sostegno degli investimenti in programma per il nostro ospedale.
Dei tre milioni di euro sbandierati, due e mezzo appartengono agli impegni di spesa del 2016, quando al governo della Regione c’era il centrosinistra.
Non si è nemmeno pensato quindi di risarcire i cittadini di Spoleto del terribile danno che hanno subito e stanno subendo.
Il quadro quindi è più che preoccupante: la pianta organica di tutte le strutture è in sofferenza. Molto critica è la situazione del settore materno infantile che da settembre non potrà contare su alcun pediatra. Infatti i due attualmente in forze a quel reparto hanno vinto un concorso all’ospedale di Terni dove entreranno in pianta stabile. La mancanza di pediatri, ovviamente, creerà anche problemi al ripristino del punto nascita.
Ma medici mancano anche tra gli anestesisti, cardiologi, internisti, chirurghi e via dicendo.
Ad aprire uno spiraglio di luce stanno intervenendo le linee guida nazionali del PNRR che costringeranno la Giunta Tesei a fare dietrofront rispetto al progetto, anche questo scellerato, di fotocopiare in Umbria il modello lombardo. Un modello che si è rivelato disastroso avendo praticamente azzerato la medicina territoriale concentrando negli ospedali e in mani private la gestione dei servizi. Se l’Umbria ha retto è perché la rete territoriale ha saputo far fronte alla pandemia.
Anche in questo caso i numeri non lasciano spazio a commenti: ospedalizzando tutto in Lombardia hanno contato un morto su 200 persone, in Umbria uno su 800.
E quindi il modello umbro del centro sinistra di capillarizzazione dei servizi sanitari, di medicina territoriale si è rivelato vincente.
La riforma del sistema sanitario nazionale andrà proprio nella direzione del potenziamento della sanità del territorio con gli ospedali che dovranno occuparsi unicamente di patologie gravi e interventi chirurgici.
Sappiamo che i 7 miliardi messi a disposizione dal Recovery Fund da spendere in cinque anni, si baserà su 5 punti salienti: Case Comunità; Ospedali Comunità; Cure a domicilio; Centrali Operative Territoriali (COT); Riorganizzazione del sistema dei medici di famiglia.
In Umbria dovranno essere realizzate 23 Case Comunità (una ogni 20mila abitanti). Nella struttura, operativa dalle 8 alle 20, saranno riuniti i medici di famiglia, gli specialisti, gli infermieri e gli assistenti sociali. Saranno attrezzate anche per prelievi ed esami diagnostici. Sarà la Regione a decidere dove collocarle. Il Partito Democratico di Spoleto si aspetta che la città ne abbia almeno due.
Entro il 2026 l’Umbria dovrà realizzare 6 Ospedali di Comunità (uno ogni 50mila abitanti). Sono destinati a ricoveri e patologie a bassa intensità di cura.
Considerato che su Spoleto orbitano anche i territori limitrofi e la Valnerina il PD chiede che uno venga assegnato alla nostra città.
Per le cure a domicilio è previsto un incremento soprattutto nei confronti della popolazione anziana e bisognosa.
Il COT sarà il punto di riferimento per medici e caregiver. Ce ne sarà uno ogni 100mila abitanti. Considerato il bacino d’utenza Spoleto-Foligno-Valnerina, tale centrale operativa territoriale potrà tranquillamente essere ubicata a Spoleto.
Di certo il Partito Democratico vigilerà a tutti i livelli, regionale, provinciale e locale. Non permetteremo che sulla salute dei cittadini si continui il gioco al massacro e l’umiliazione di interi territori. Un messaggio lo mandiamo chiaro all’attuale esecutivo regionale: a Spoleto abbiamo competenze, anche politiche, per smantellare qualsiasi progetto che voglia penalizzare la città. Il PD di Spoleto andrà avanti con la coerenza e le modalità finora adottate, senza schiamazzi, ma con la capacità di coinvolgere i nostri rappresentanti istituzionali nel Consiglio Regionale, in Parlamento, nel Governo di cui siamo parte determinante e attiva.
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