La sua voce “tra le carte”
“[…] ho dedicato la mia vita per un’Europa senza più razzismi e popoli che si odiassero […]”
(da L’orologio di Monaco di G. Pressburger, Einaudi 2003)
Il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli” ricorda, a cinque anni dalla sua scomparsa, Giorgio Pressburger, che dell’Istituzione fu grande amico e prestigioso regista, nonché Presidente Onorario, tracciando un ritratto di lui e delle “sue carte”, conservate a Spoleto, che ci rivelano un Pressburger a tratti inedito.
Giorgio Pressburger, nato nel 1937 a Budapest da genitori ebrei, originari di Presburgo, oggi Bratislava, era imparentato alla lontana con Karl Marx, Heinrich Heine ed Edmund Husserl.
Durante la seconda guerra mondiale la famiglia Pressburger riuscì a sfuggire alla sterminio nazista, grazie anche all’intercessione di Giorgio Perlasca che fornì loro i salvacondotti della legazione spagnola e li ospitò presso una delle case protette. A 19 anni, in seguito all’invasione sovietica successiva alla rivoluzione ungherese del 1956, Pressburger abbandona Budapest per rifugiarsi rocambolescamente prima a Vienna e poi in Italia. Giorgio è quindi a Roma, dove studia scienze biologiche all’Università e teatro all’Accademia d’arte drammatica. Lì ottiene un sussidio mensile e stringe amicizia con Alberto Moravia e Dacia Maraini, oltre che con l’allora funzionario RAI Andrea Camilleri. In quegli anni è autore di testi per la televisione, la radio e il teatro, inclusa la trasposizione del celebre romanzo Danubio di Claudio Magris.
Dal 1975 sceglierà come città di residenza Trieste, “città letteraria sotto la bruma dei ricordi”, per ritornare più vicino alla sua Mitteleuropa natale.
Poliglotta (parlava italiano, ungherese, tedesco, francese, inglese, russo e sloveno), Pressburger è stato una delle figure più rappresentative del panorama culturale italiano e internazionale, attivo ai massimi livelli in molteplici campi. Ha lavorato nel giornalismo e per la televisione, è stato autore e traduttore di testi teatrali, regista di radio e di teatro (anche di opera e di operetta), ha diretto cortometraggi e insegnato in accademie e università. Per le sue opere ha ricevuto innumerevoli premi.
Pressburger ha svolto anche attività istituzionale come assessore del Comune di Spoleto dal 1995 al 1998 e nel 2001 ha ricevuto il premio Città di Spoleto.
Con il Teatro Lirico Sperimentale lo legava un’amicizia profonda, una collaborazione duratura e fruttuosa, tanto che ne fu Presidente Onorario per diversi anni, fino al 5 ottobre 2017, giorno della sua morte. Molte le regie per lo Sperimentale: sua era quella de Il Pipistrello di Strauss nel 1990 (dove tenne a battesimo i giovanissimi Roberto De Candia e Sonia Ganassi), mentre tre anni dopo diresse la Tragèdie de Carmen che vide il debutto di Daniela Barcellona. Nel 1996 ben due regie, rispettivamente de L’inganno felice di Rossini e di Perso per perso di Guido Baggiani (qui si fecero conoscere al pubblico i due bassi Riccardo Zanellato e Nicola Ulivieri). Ancora sua fu la regia del fortunato Barbiere di Siviglia del 2006 che poi approdò in una celebre tournèe in Giappone nel 2007 e poi in Qatar nell’anno successivo.
Tutto l’Archivio privato di famiglia e anche di lavoro di Pressburger (costituito in origine da ben 53 scatoloni, oltre ad un baule) è stato donato dalla famiglia allo Sperimentale di Spoleto, a testimonianza del legame profondo con l’Istituzione fondata da Adriano Belli.
E il Centro Studi Belli-Argiris dello Sperimentale, sito a Palazzo Mansueti in piazza Bovio n.1 a Spoleto, dove tutto l’intero suo archivio è conservato e consultabile al pubblico, è visitabile sempre su appuntamento (0743.221645).
Tutta la documentazione di Giorgio Pressburger è consultabile e fruibile come da normativa vigente.
Si tratta di un Archivio composito e complesso, estremamente interessante sia da un punto di vista storico, sia sociale e drammaturgico-letterario, nonché fortemente caratterizzante la emblematica intellettualità del personaggio.
Contiene numerosissime lettere dai familiari e dagli amici più stretti, alcune delle quali in ungherese ma prontamente tradotte, e testimonianze private della vita dello scrittore, quali le pagelle scolastiche, i libretti universitari, gli attestati sportivi e di benemerenza in genere, i quadernetti con gli appunti, i lunari in ebraico, i passaporti e le tessere giornalistiche etc.
Tra la corrispondenza si trovano missive di personaggi famosi, quali Natalia e Carlo Ginzburg, Claudio Magris, Ruggero Savinio, Paolo Grassi, Luciano Berio, Franco Donatoni, Peter Brook, Umberto Eco, Shirley Verrett, Antonio Tabucchi, Bruno Toscano e Giulio Andreotti e Giorgio Napolitano.
Ma vi sono anche fotografie di famiglia scattate in Ungheria dagli anni ’20 agli anni ’60 (una in particolare ritrae i tre fratellini Pressburger in divisa scolastica con una stella di David cucita sul petto), fotografie private più recenti e tante foto di lavoro e di scena.
Tra le onorificenze anche alcuni diplomi scolastici e sportivi risalenti al biennio 1955-1956, pergamene di Premi letterari; mentre nei documenti personali sono presenti un interessante “Giornalino” di famiglia del 1945, testamenti, tessere, libri di preghiere.
Nella corrispondenza di lavoro si sono individuati interi fascicoli di missive con i teatri, con le emittenti televisive italiane ed estere, con le case editrici italiane, con il governo italiano e ungherese.
E poi ancora tutte le testimonianze, le più disparate, della sua attività professionale.
Lo studio approfondito dei documenti ha permesso di formulare un’ipotesi di albero genealogico della famiglia di Giorgio Pressburger, limitatamente ai legami familiari ungheresi, italiani e canadesi, una copia della quale è contenuta nelle carte d’archivio.
Ma sono soprattutto i suoi numerosissimi diari, vergati nel corso dei decenni con quella sua grafia piccola e nervosa su minuscoli cahiers tutti uguali, a restituirci un Pressurger inedito: su quei fogli vi si scorgono gli incipit dei suoi libri più famosi (quando erano ancora allo stato embrionale nella sua mente), persino il racconto fedele dei suoi sogni notturni, pensieri per le persone amate, ma soprattutto le sue riflessioni più profonde, talora le sue paure inconfessabili, di uomo, artista e di essere umano.
La ricorrenza della morte dell’intellettuale triestrino verrà ricordata anche dall’Accademia d’Ungheria in Roma in collaborazione con l’Associazione culturale “Giorgio Pressburger” in data 11 ottobre p.v. ore 19.00 presso il Palazzo Falconieri in una serata evento che lo vedrà ancora protagonista.
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