Giovedì Santo, l’Arcivescovo ha presieduto la Messa in Coena Domini in Carcere e nella Cattedrale di Spoleto

  • Letto 1602
  • Mons. Boccardo è stato accolto da un lunghissimo applauso dei detenuti: «Gesù, tramite la mia umile persona, si inginocchia su di voi, vi lava i piedi e vi dona la sua misericordia»

    Il tramonto del sole del Giovedì Santo segna la fine del periodo quaresimale. Seguendo l’uso ebraico, che fa iniziare il giorno festivo dal tramonto precedente, la Chiesa viene introdotta nel triduo pasquale della morte (venerdì), sepoltura (sabato) e risurrezione del Signore (domenica) da una celebrazione liturgica solenne, la Messa in Coena Domini, che costituisce il compendio sacramentale dei misteri della salvezza che la liturgia si accinge a ripercorrere nel loro fluire storico, seguendo il filo segnato dall’evangelo, nei tre giorni seguenti. Nell’Eucaristia è infatti dato il mistero pasquale nella sua interezza e si fa comunione con il Signore morto, sepolto e risorto. La celebrazione è festosa e solenne, ricca di tematiche: il sacerdozio, il comandamento dell’amore, l’unione della comunità particolare con la Chiesa universale, ma soprattutto l’Eucaristia, la cui adorazione prolunga la celebrazione in una veglia solenne fino alla mezzanotte.

    Messa in Carcere. L’Arcivescovo ha presieduto la Messa in Coena Domini nella Casa di Reclusione e nella Basilica Cattedrale di Spoleto. Alle 16.00 mons. Boccardo è giunto in Carcere, accolto dal Vice direttore, dal comandante della Polizia Penitenziaria e dal cappellano mons. Eugenio Bartoli. All’ingresso della chiesa del Penitenziario il Presule è stato salutato da un lunghissimo applauso dei detenuti. «Bentornato tra noi caro Vescovo», ha detto un ergastolano all’inizio della celebrazione. «La sua presenza qui – ha proseguito – è fondamentale per il nostro spirito e per la nostra vita quotidiana in questo carcere». Nell’omelia il Presidente della Conferenza episcopale umbra ha ricordato come Gesù in questo giorno, dopo aver istituito l’Eucaristia, si sia tolto il vestito della festa e abbia assunto l’atteggiamento del servitore lavando i piedi ai discepoli. «Questo rito – ha detto l’Arcivescovo ha detenuti – era compiuto dai servi quando i padroni ricevevano gli ospiti, che avevano i piedi sporchi e impolverati dal cammino su strade polverose». «Tra i discepoli – ha proseguito – c’era anche Giuda. Gesù sapeva che lo avrebbe tradito, ma ugualmente si inginocchia e gli lava i piedi: si è fatto piccolo verso un fratello traditore. E tutti noi, cari amici, ci riconosciamo in Giuda, tutti possiamo fare del male al prossimo, tutti siamo bisognosi di essere lavati e purificati. La giustizia degli uomini ha riconosciuto voi, cari fratelli, colpevoli di vari crimini; la giustizia di Dio, però, ha altri tempi, guarda al vostro cuore, si insinua nelle piaghe più intime della vostra storia, dove le formule e il diritto non possono arrivare. Per Dio si è sempre in tempo per pentirsi dal male. Lui vi vuole bene, sa che avete ferito il prossimo, ma va alla ricerca del bene che c’è in ciascuno di voi e lo valorizza. Le vostre storie sono pesanti – ha detto ancora il Presule – ma questa sera Gesù, tramite la mia umile persona, si inginocchia su di voi, vi lava i piedi e vi dona la sua misericordia. Qualcuno di voi può dire: non lo merito. Ma il Signore invece ti dice: non mi interessa, io ti voglio bene così come sei oggi, anche se magari in tanti ti hanno voltato le spalle. Il bene è possibile anche per voi, amici carissimi». Poi, mons. Boccardo ha tolto la casula, ha indossato il grembiale del servizio e ha ripetuto il gesto della lavanda dei piedi a nove detenuti: si è inginocchiato dinanzi ad essi, ha versato l’acqua sul loro piede destro, lo ha asciugato e, infine, lo ha baciato. Prima della benedizione finale il Vescovo ha ancora detto: «Nonostante le barriere e le grate che vi privano della libertà, auguro a tutti voi una Pasqua di pace e di bene. Portate il mio saluto ai vostri familiari e a quanti avete incontrato nella vostra vita e vi invito a pregare anche per quanti soffrono a causa delle vostre azioni». Prima di lasciare il Carcere, un ergastolano chiede di avvicinarsi al Vescovo e gli dice: «Vorrei essere abbracciato». E mons. Boccardo: «Lo faccio con piacere, fratello mio, ma sappi che questo è l’abbraccio di Gesù».

    Messa in Duomo. Dopo la Messa nella Casa di Reclusione, il Presule si è recato in Duomo per celebrare lo stesso rito con i fedeli delle parrocchie della Pievania di Santa Maria: Cattedrale, S. Gregorio, Santi Pietro e Paolo e Santa Rita. La liturgia è stata animata dal coro della Pievania diretto da Beatrice Bernardini, con all’organo Maurizio Torelli. All’inizio sono stati portati processionalmente sul presbiterio gli Oli Santi (Crisma, dei Catecumeni e degli Infermi) consacrati il Mercoledì Santo. Presenti i bambini che riceveranno la Prima Comunione e i ragazzi che invece riceveranno al Cresima. Nell’omelia mons. Boccardo ha detto: «Noi, vescovo, sacerdoti e diaconi, così deboli nella nostra fede, così caduchi nella nostra fedeltà, così lontani da una adeguata sequela di Cristo, siamo per primi stupiti ed attoniti di fronte a questa chiamata che ci eleva e ci incalza, dinanzi a questa consacrazione che ci investe e ci revoca interamente ad una missione di dedizione e di amore indiviso per Cristo e per gli uomini tutti. Ma sappiamo bene che questo dono non è per noi: è per voi, cari fratelli e sorelle; è per la Chiesa! Non è per noi fonte di privilegio o motivo di preminenza o di dominio; è impegno di servizio, è richiamo continuo al Vangelo, è esigenza interiore di umiltà, di ascolto e di testimonianza. E vi chiediamo perdono, a voi fratelli e sorelle, se per la nostra mediocrità non siamo segni leggibili del mistero che è in noi; se non sappiamo mostrarvi, se non tanto malamente, il volto di Gesù. Ma voi, fratelli e sorelle, sappiate guardare con l’occhio della fede il Cristo che opera attraverso di noi; sappiate scorgere, fra le pieghe della nostra debolezza, il potere salvifico che egli ci ha partecipato; fra i tanti turbamenti che creano oggi un pauroso vuoto intorno a noi, sappiate riscoprire in pienezza il valore del nostro ministero sacerdotale, sappiate rivedervi il dono più grande e a misura d’uomo del cuore di Dio». Anche in Duomo il Presule ha ripetuto il gesto della lavanda dei piedi a dodici persone: uomini, donne, ragazzi. Dopo la comunione si sono raccolte le particole in una sola pisside, chiusa, posta al centro dell’altare. Si è quindi avviata la processione verso l’altare della reposizione, preparato nella Cappella del Santissimo Sacramento. La processione è stata aperta dai bambini della catechesi che avevano in mano un lumino. Mons. Boccardo ha posto la pisside nel tabernacolo e l’ha incensata. Dopo alcuni istanti di adorazione silenziosa, la pro­cessione è rientrata in sagrestia in silenzio.

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    Carlo Neri 2024-04-23 07:23:14
    Liberazione da cosa? da chi? dallo "straniero" per cui è stato combattuto il Risorgimento e la prima guerra mondiale? In.....
    Alex 2024-04-20 21:19:21
    Dovreste invece ringraziare chi nell'aministrazione comunale si è attivato per rendere concreto questo strumento di partecipazione del quale se n'è.....
    Aurelio Fabiani 2024-04-05 21:43:38
    Delle vostre sceneggiate non ce ne frega niente. Ce lo ridate l' ospedale o no!
    Aurelio Fabiani 2024-03-30 00:34:34
    I cerotti non nascondono le amputazioni, neanche i campagna elettorale. La città di Spoleto vuole il ripristino di tutti reparti.....
    Aurelio Fabiani 2024-03-19 21:39:22
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