Nota della Consulta diocesana per la Pastorale della Salute e della Sofferenza circa l’Ospedale di Spoleto: «Auspichiamo che il sacrificio che al momento attuale tutta la cittadinanza sta affrontando sia solo un necessario intervallo, a cui faccia seguito la riapertura di tutti i reparti e servizi già in funzione prima di ottobre 2020»
Nel pomeriggio di domenica 14 febbraio 2021 nel Duomo di Spoleto l’arcivescovo mons. Renato Boccardo ha presieduto la recita del Rosario in occasione della XXIX Giornata Mondiale del Malato dal tema “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli”. Questo momento di preghiera, trasmesso in diretta nei canali social della Diocesi, è stato pensato e organizzato dall’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute e della Sofferenza diretto da don Edoardo Rossi. Il rosario è stato animato dal coro della parrocchia di S. Venanzo di Spoleto. Presente il vice sindaco di Spoleto Beatrice Montioni, alcuni volontari della Caritas diocesana, rappresentanti di operatori sanitari e di associazioni di volontariato.
Mons. Boccardo all’inizio del Rosario ha detto: «Saluto i presenti e quanti sono in comunione con noi attraverso i canali social della Diocesi. Il nostro pensiero vuole assumere la forma della carezza con la quale vogliamo renderci vicini a tutti coloro che portano il peso della sofferenza morale o materiale. Lo facciamo da questa Basilica Cattedrale che custodisce come tesoro prezioso l’immagine della Madre di Dio venerata nella sua Santissima Icone. Guardando a Maria, salute degli infermi e consolazione degli afflitti, noi vogliamo pregare insieme gli uni per gli altri. Affidiamo alla Vergine tutti coloro che devono affrontare in questo tempo difficile le conseguenze del virus che attanaglia il mondo intero e tutti coloro che per altre ragioni meritano il titolo difficile di ammalati. Li sentiamo tutti presenti qui e tutti avvolti dall’abbraccio materno della madre di Gesù e madre nostra. Chiediamo a lei di rendersi presente accanto a ciascuno di loro, di entrare in ognuna delle loro case, di prendersi cura di ciascuno dei familiari e di quanti li assistono, di guardare con occhio benevolo ai medici, agli infermieri e agli operatori sanitari che stanno dando testimonianza di generosità e di dedizione nell’assistenza ai malati di Covid-19. E le chiediamo anche di essere per tutti madre e maestra di consolazione: anche chi sta bene non può non pensare a quanti soffrono; certo non tutti siamo operatori sanitari, ma tutti possiamo essere operatori di umanità e fraternità».
In occasione della Giornata Mondiale del Malato la commissione diocesana per la Pastorale della Salute e della Sofferenza (composta da: don Edoardo Rossi, Maria Pia Bruscolotti, Pirluigia Ciucarilli, Tersilio Filippi Coccetta, Angelo Marcucci, Piera Martore, Francesca Paloni, Sara Pompili, padre Stefano Ruta OFM Cap, Salvatore Santaguida, Laura Valentini, suor Consuelo Zarrella) diffonde una propria riflessione riguardo al futuro dell’Ospedale di Spoleto: «La “Giornata mondiale del Malato” ci ricorda che la malattia non risparmia nessuno, non rispetta gerarchie né calendario e avere “i granai pieni” o essere momentaneamente sani non basta per scongiurarla. Una improvvisa grave patologia può colpire tutti, poveri e ricchi, giovani e anziani. La salute non è un augurio, ma un diritto di tutti, oltre che un dono di Dio; mantenerla è una aspirazione umana e garantirla è una conquista scientifica e un comune impegno civile. Ognuno deve riconoscere che avere un Ospedale di territorio o – meglio – di vicinanza, come lo è stato fino a pochi mesi fa quello di Spoleto, è di fondamentale importanza per tutti. Un Ospedale così vicino alla nostra comunità, facilmente raggiungibile, deve essere amato e difeso. Per la città di Spoleto e tutto il suo comprensorio rappresenta un bene di prima necessità, come l’acqua potabile o l’energia elettrica. A tal proposito, questa Consulta ritiene che non si possa rinunciare ad un Ospedale cresciuto grazie a tanti bravi operatori sanitari e alle loro professionalità maturate nel corso degli anni. Le condizioni di vita non migliorano se si perdono i beni indispensabili per una comunità. Un Ospedale è al primo posto. La qualità della sanità misura il grado di civiltà di un popolo. Auspichiamo che il sacrificio che al momento attuale tutta la cittadinanza sta affrontando sia solo un necessario intervallo, a cui faccia seguito la riapertura di tutti i reparti e servizi già in funzione prima di ottobre 2020, capaci di rispondere in maniera efficiente e qualificata alle esigenze dei cittadini».
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