Il Card. Bassetti a Spoleto: “significativo volgere il nostro sguardo alla madre di Gesù proprio in questa cattedrale , così vicini alla sua ‘Santissima Icone’, la delicatissima immagine del suo bel volto” – Foto

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  • BANNER-DUE-MONDI-NEWS-SPOLETO(DMN) Spoleto – luci spente, solo la Santissima Icone, posta davanti l’altare maggiore,  illuminata. Ha accolto così , il Duomo di Spoleto, ieri sera alle 21, i tanti fedeli giunti in Cattedrale per prendere parte alla Veglia di preghiera mariana, presieduta dal Card. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia e Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in preparazione alla Solennità dell’Assunta, patrona principale dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia.

    I saluti dell’Arcivescovo e del presidente CEI – “Benvenuto Card. Bassetti – ha detto l’Arcivescovo Boccardo in apertura della mons_boccardocelebrazione – grazie per aver accolto l’invito a pregare con noi e ad accompagnarci nell’ascolto della Parola e nella venerazione della madre di Gesù. La sua presenza questa sera, ravviva la nostra comunione con tutte le chiese che ci sono in italia e ci porta la vicinanza e la sollecitudine di Papa Francesco”.

    “Questa veglia – ha detto il card. Bassetti – è una splendida occasione per ascoltare insieme la Parola di Dio e prepararci alla Preghiera_Mariana_Card_Gualtiero_Bassetti_Duomo_Spoleto-13solennità dell’Assunzione di Maria. Sono molto emozionato questa sera, perché mettendo piede in questa Cattedrale, l’Arcivescovo mi ha detto che è dedicata alla Madonna Assunta. Io vengo da Firenze, da Santa Maria del Fiore e sin da piccolo seminarista ho vissuto le cose più belle, come l’ordinazione sacerdotale, in quella cattedrale. Mi sento come a casa. Ringrazio l’Arcivescovo Renato per questa delicatezza nei miei confronti”.

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    L’omelia del Cardinale“È particolarmente significativo – ha detto il presidente dei Vescovi italiani –  volgere il nostro sguardo e il nostro pensiero alla madre di Gesù proprio in questa cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, così vicini alla sua “Santissima Icone”, la delicatissima immagine del suo bel volto.
    La pagina che abbiamo appena terminato di ascoltare fa parte delle tradizioni proprie del Vangelo secondo Giovanni, e presenta delle peculiarità che si trovano solo lì, rispetto agli altri racconti della passione e morte di Gesù. Anche se ci apprestiamo a celebrare la glorificazione di Maria, non dobbiamo dimenticare che, proprio nel Quarto vangelo, la gloria di Gesù di cui parla l’evangelista, parte sempre da quell’innalzamento che è la sua croce.
    Vorrei insieme a voi considerare il breve testo del vangelo, da quelle prospettive che emergono dai tre protagonisti della scena, e poi cercarne una attualizzazione per la nostra vita. La prima prospettiva è quella di Gesù, che si trova sulla croce; la seconda è quella di Maria, che è sotto la croce; infine, l’ultima prospettiva è quella del “Discepolo amato”, anch’egli sotto la croce, e che accoglie la madre di Gesù.

    Gesù sulla croce mostra, nonostante la sofferenza e l’ultima prova che sta attraversando, il suo cuore e la sua generosità. È proprio vero quello che si legge nel libro del Siracide e cioè che «un uomo si conosce solo alla fine» (Sir 11,28). Anche alla sua fine, Gesù, come aveva però fatto per tutta la vita, non volge lo sguardo su di sé o sul proprio dolore, ma vede la madre sotto la sua croce. Affidandola al Discepolo amato, mette in pratica, anche in quell’estremo momento, il comandamento di onorare i genitori, e pensando alla Madre che sarebbe rimasta sola, gliela affida. Quel discepolo sarà d’ora in poi il suo figlio.
    Ma probabilmente non è nemmeno questo l’intento principale dell’evangelista Giovanni, il quale vuole piuttosto rivelare il mistero della maternità di Maria nei confronti di ogni discepolo, e della possibilità per ogni discepolo di sentirsi suo figlio. Quanto abbiamo da imparare da Gesù che chiede a una madre, sua madre, di avere un altro figlio, e a un figlio di avere un’altra madre! Gli esperti oggi ci dicono che l’essere padri, madri e figli è sempre più difficile. Se da tempo si osserva la diminuzione della figura paterna nella nostra società, alcuni hanno scritto che potrebbe entrare in crisi anche quella materna. E poi le statistiche sulla diminuzione delle nascite nel nostro Paese ci rimandano una situazione allarmante, dovuta anche a politiche deboli di aiuto alla famiglia, che portano a una mancanza di fiducia nel futuro e quindi a una diminuzione dei figli.
    Dobbiamo pregare perché le pur giuste preoccupazioni per l’avvenire non impediscano ai giovani del nostro tempo quell’apertura alla vita che caratterizza quelle società generative che non si esauriscono sterilmente in facili egoismi.

    La seconda prospettiva, quella di Maria, da sotto la croce, è lo sguardo di chi soffre il più grande dolore che una madre o un padre possano sperimentare, la morte di un figlio. Eppure, anche in quel momento Maria sa ascoltare. Se quella giovane di Nazaret, racconta il vangelo di Luca, aveva accolto tanti anni prima le parole dell’angelo rispondendo col suo “sì”, ecco che ora Maria – al momento in cui tutte quelle promesse sembrano svanire come un brutto sogno, oramai donna matura che ha partecipato a tutte le prove del figlio – ascolta, si fida e dice di nuovo il suo “sì”. Anche se il Discepolo amato non potrà mai sostituire il suo Figlio benedetto, la madre di Gesù però accetta di andare a casa sua.
    Da questa donna forte possiamo imparare, cari fratelli e sorelle, a fidarci di Dio. Troppe volte confidiamo solo nelle nostre forze, o nelle nostre competenze, o nei nostri progetti, o nel denaro, ma poi ci accorgiamo che non saremo mai capaci di salvarci con le nostre mani. Anche se tutto sembra finito, Maria con fede accoglie un’altra volta le parole di Gesù. Fratelli e sorelle, apriamo anche noi il cuore alle parole del Figlio, e fidiamoci di lui come ha fatto sua madre.
    E preghiamo per tutti coloro che, come Maria allora, si trovano adesso sotto una croce:
    i poveri, i disoccupati, gli esclusi, gli ammalati, chi ha perso una persona cara, i disperati. Maria interceda – come diciamo nella preghiera dell’“Ave Maria” – per tutti i peccatori.
    Infine, ecco la terza prospettiva della nostra scena, quella di un giovane, uno dei discepoli di Gesù, il Discepolo amato, anch’egli sotto la croce.
    Ho ancora negli occhi, e soprattutto nel cuore, i due giorni di sabato e domenica trascorsi con 90.000 giovani che sono giunti a Roma da tutte le diocesi d’Italia per incontrare papa Francesco in preparazione al prossimo Sinodo dei Vescovi su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.
    Nel Documento Preparatorio al Sinodo, il discepolo che ora è rappresentato sotto la croce è stato scelto come immagine del giovane che la Chiesa vuole tenere al centro della sua attenzione. Nel documento leggiamo, tra le altre cose, che colui che aveva ascoltato le parole di Gesù e lo aveva seguito (identificato poi dalla tradizione con la persona di Giovanni, l’autore del Quarto vangelo), quel giovane compirà un vero e proprio cammino di fede con Gesù, accompagnandolo nei momenti più importanti: reclinando il suo capo sul suo petto nell’ultima cena, conducendo Pietro presso la casa del sommo sacerdote, accogliendo «presso la croce il profondo dolore della Madre, cui viene affidato, assumendosi la responsabilità di prendersi cura di lei» (Documento Preparatorio, n. 8). Sarà per questa sua fedeltà che – leggiamo ancora nel documento in preparazione al Sinodo – «nel mattino di Pasqua quel discepolo condividerà con Pietro la corsa tumultuosa e piena di speranza verso il sepolcro vuoto. Infine, nel corso della straordinaria pesca presso il lago di Tiberiade, riconoscerà il Risorto e ne darà testimonianza alla comunità».
    Tra le tappe che nel Quarto vangelo illustrano il cammino del discepolo, dunque, dall’inizio della sequela fino alla testimonianza, non manca l’incontro con Preghiera_Mariana_Card_Gualtiero_Bassetti_Duomo_Spoleto-5la Madre di Gesù. Ne deduciamo almeno due conseguenze per la nostra vita.
    La prima ha a che fare con l’accoglienza. Il discepolo, abbiamo sentito, accolse Maria nella sua casa, prendendosi cura di lei. Chi vuol seguire Gesù deve prendersi cura non solo del proprio lavoro, delle proprie cose, della propria casa, del proprio futuro: è chiamato a prendersi cura delle persone. È quanto, sappiamo bene, si sta facendo nella Chiesa di Spoleto-Norcia, dove non solo vengono impegnate energie e risorse per la ricostruzione post-terremoto, ma soprattutto a partire da questa grande prova vi state impegnando per soccorrere chi più è nel bisogno.
    Ma vi è un’altra idea che cogliamo dall’immagine della porta di casa che il Discepolo apre a Maria, e riguarda la dimensione materna della Chiesa. Se a volte non vediamo la comunità ecclesiale nella sua bellezza, dobbiamo riconoscere però che è nella Chiesa che si è generati alla fede. Se troveremo anche noi il coraggio di aprire le porte a chi ne ha bisogno, non dimentichiamo mai che la Chiesa, per prima, ha aperto a noi la porta della vita, consegnandoci il vangelo della salvezza e introducendoci nella vita dei sacramenti.
    Carissimi fratelli e sorelle, mi piace concludere questa riflessione ricordando che in questa stessa cattedrale, oltre a meravigliose opere d’arte e alla già citata icona di Maria – che tra poco venereremo – è custodito anche un autografo di san Francesco d’Assisi, con un breve testo destinato a frate Leone. Lì leggiamo che il Santo si rivolge al suo confratello e discepolo con il linguaggio di una madre, dicendogli con tono affettuoso «Figlio mio, parlo a te come una madre», e concludendo il suo biglietto con un’espressione piena di delicatezza: «se è necessario per la tua anima… e vuoi venire da me, vieni!».
    È come se nelle parole di Francesco fossero nascoste le stesse parole che Maria avrebbe potuto rivolgere al Discepolo amato, stando oramai a casa sua. La madre di Gesù, come la madre che ha in mente Francesco d’Assisi, non vuole essere invadente, forzare, o obbligare nessuno. Come sanno fare i nonni e gli anziani e le mamme vedove che umilmente stanno a casa dei propri figli, e magari si preoccupano anche di non disturbare, mentre invece danno un contributo importante all’armonia delle relazioni e anche di tipo economico, contribuendo con la pensione al reddito familiare, ecco, ci immaginiamo Maria che dice al Discepolo amato – a ogni discepolo – come Francesco a Leone: “se vuoi venire da me, vieni!”. Accogliamo il suo invito e con fiducia – ha concluso il card. Bassetti –  rivolgiamoci a Maria, l’Assunta nella gloria ma ancora vicina come madre a ogni discepolo di Cristo e a ogni uomo”.

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    Carlo Alberto Bussoni 2024-07-23 16:38:22
    Sottoscrivo in pieno (e chi non lo farebbe?). E a proposito di "bitume mal posato, con possibilità di cadute per.....
    Carlo neri 2024-07-06 09:48:20
    La trave nel....l'occhio altrui è sempre una pagliuzza.
    Aurelio Fabiani 2024-07-04 18:04:00
    Chiunque incontri la Tesei e non rivendichi la riapertura immediata di tutti i reparti del San Matteo chiusi nel 2020,.....
    Carlo neri 2024-06-30 17:36:48
    Bocci senza lo sponsor Comune di Spoleto/PD farebbe la fame.
    Carlo Neri 2024-04-23 07:23:14
    Liberazione da cosa? da chi? dallo "straniero" per cui è stato combattuto il Risorgimento e la prima guerra mondiale? In.....