Le riflessioni del dott. Antonio Di Cintio :《Sono un medico, non sono un eroe》
Riceviamo e pubblichiamo integralmente:
Sono un medico, non sono un eroe, sono un uomo che fa il proprio dovere con coscienza, passione e costanza.
Ho sempre fatto questo, ma per anni la mia categoria è stata bersagliata da aggressioni verbali, mediatiche, volte a trovare un capro espiatorio per quello che l’opinione pubblica considera malasanità.
Per anni abbiamo subito tagli a posti letto e assenza totale di assunzioni con turni massacranti.
E’stata introdotta una legge europea per regolamentare il nostro orario di lavoro, quanti dopo la notte si sono fermati in sala operatoria perche altrimenti non vi era personale per l’intervento?
Nessuno ha mai abbandonato un paziente, un intervento, e la procedura che stava svolgendo allo scadere del proprio turno.
Ore in più mai riconosciute, ma l’atteggiamento dei sanitari nei confronti dei pazienti non è mai cambiato.
Ora che ogni giorno l’opinione pubblica vede quello che da sempre facciamo ci osanna definendoci angeli.
Siamo gli stessi di prima, perseguitati da avvisi di garanzia per colpe che non abbiamo! Siamo uomini, non siamo Dio, a volte i miracoli non possiamo farli.
Siamo gli stessi che subiamo l’angoscia di doversi presentare come assassini nelle aule dei tribunali con l’unica colpa di aver svolto il nostro lavoro.
Certo le mele marce sono presenti in ogni categoria ma non è di poco conto la statistica che vede il 90% delle cause nei confronti dei medici concludersi con il non luogo a procedere.
Ora siano angeli, ma la politica non acconsentirà ad assumersi le responsabilità di non aver fatto qualcosa prima per arginare la diffusione del virus.
Anche in questo caso saremo perseguitati noi medici per non aver messo in atto le procedure, ma nessuno si chiede chi fa le procedure? Persone che spesso in corsia non ci sono mai state!
Nessuno si chiederà perché c’è stato il sacrificio di 50 camici bianchi che senza presidi o con scarsi DPI hanno continuato a fare il proprio dovere.
Dovremo riflettere, ma questo non è il Paese della riflessione, ma del colpevole a tutti i costi.
Quante altre vite dovranno essere spezzate per risvegliare la coscienza di quelli che vedevano nei medici una casta di privilegiati?
Antonio Di Cintio
Chirurgo Generale
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