Riceviamo e pubblichiamo integralmente:
Sto leggendo, non senza un senso di apprensione, quanto contenuto nella Legge di Bilancio 2018, manovra da 28 miliardi di euro, e le eventuali positive ricadute per le imprese ….
Grazie anche al 4 Marzo si è passati dagli iniziali 80 provvedimenti agli oltre 1.200, cercando quindi di non scontentare nessuna lobby e/o categoria …. O magari TUTTI !!! Riconosco ufficialmente che, grazie alla scadenza di MARZO, si è iniziato a ragionare del mercato del lavoro e dell’occupazione (da quanti anni le Associazioni datoriali propongono soluzioni concrete mai prese seriamente in considerazione dai vari Governanti) in modo più pregnante rispetto al recente passato.
Infatti una delle voci principali che incidono sui costi di produzione e dei servizi è da sempre quello del personale e con questo provvedimento, per le nuove assunzioni, il beneficio è reale. Almeno per coloro che assumono, a mio avviso, personale già qualificato ……. Positivi anche gli incentivi ad Industria 4.0 e relative voci su iper e super ammortamento. Poi? Non mi sembra di aver letto altro di interessante per le imprese tipiche del nostro universo, costituito nel 95% dei casi da micro e piccolissime aziende, siano esse artigianali, commerciali, libero professionali o del turismo.
Certo … Un primo passo forse è stato fatto, ma se non si interviene più pesantemente sui costi generali di gestione e di produzione dovuti dalla BUROCRAZIA, APPROVVIGIONAMENTO ENERGETICO, BANCHE, TRASPORTI, GIUSTIZIA CIVILE, CRIMINALITÀ E ALLA RISCOSSIONE DEI CREDITI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – la vedo davvero dura per la nostra economia. Il risultato sarà quello di incentivare le imprese a cessare le proprie attività ed entrare nel sommerso, come per altro già accade, o a spostare le attività in Paesi (vedi la Svizzera ad esempio) dove tutto è organizzato (aree industriali, infrastrutture viarie e digitali) con i giusti costi … Ed allora … A cosa serviranno gli incentivi all’occupazione se non ci saranno più le imprese che assumono? Occorre pensare ad un nuovo modello d’impresa dove lo Stato deve fare la sua parte per superare quei vincoli sopra evidenziati, ma l’imprenditore dovrà fare la sua RIMETTENDOSI in discussione per ragionare su un approccio culturale diverso, meno personalistico e più collaborativo verso altri imprenditori (Reti e filiere), più creativo e digitalizzato per continuare quella scuola del MADE IN ITALY, delle ECCELLENZE che ci ha resi famosi nel mondo ..
Buona giornata ..
Stelvio Gauzzi
Segr. API UMBRIA – ASS. PER LE IMPRESE DELL’UMBRIA
Concordo pienamente con quanto afferma il Direrttore Gauzzi: la politica deve fare la sua parte, ma gli imporenditori umbri debbono cambiare il loro approccio culturale: piccolo è bello non funziona più. La globalizzazione e la lunga crisi inizata a fine 2008 e, purtroppo, mai del tutto superata in Italia e nella nostra regione, fino ad arrivare alla recessione odierna, richiede agli imprenditori di avere una visione di lungo termine, di promuovere e partecipare a progetti di filiera che coinvolgono reti di imprese, focalizzare gli investimenti su marketing e innovazione e nella formazione delle risorse umane, aumentando la propensione all’internazionalizzazione.
Alberto Mossone AM&C Marketing Perugia